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Gravidanza a rischio

Gravidanza a rischio: come funziona

Durante la fase iniziale di una gravidanza, la donna avverte tutta una serie di sintomi, indice che qualcosa nel suo corpo sta cambiando. Nel caso in cui alcuni di questi sintomi fossero i dolori addominali, le perdite vaginali, il prurito intimo e le contrazioni, potrebbe trattarsi di una gravidanza a rischio. Per “gravidanza a rischio” si intende una gravidanza che ha alte possibilità di non essere portata a termine o di essere soggetta a complicanze. Per tali ragioni è necessario che la donna che vive una gravidanza a rischio si tuteli, allontanandosi da qualsiasi fonte di stress e dal lavoro con un congedo di maternità anticipata, osservando l’assoluto riposo.

Come funziona?

Una donna incinta che si trova in questa specifica situazione ha, per legge, la possibilità di richiedere un congedo di maternità anticipata. La richiesta può essere inoltrata, secondo il Testo Unico delle norme a tutela e sostegno della maternità e della paternità, nel caso estremo di un parto prematuro, ma anche a seguito di complicanze che devono essere accuratamente documentate tramite referti medici.

Alla donna che vive una gravidanza a rischio, viene inoltre data la possibilità di esentarsi da lavori considerati rischiosi per la legge: si tratta di quelle attività che comportano sforzi fisici oppure il sollevamento di pesi. Nel caso in cui la donna volesse continuare a lavorare, potrebbe chiedere al datore di lavoro di conferirle una mansione più adatta alle sue esigenze. L’esenzione dal lavoro, definita “congedo”, può essere richiesta dalla donna o dal datore di lavoro, anche qualora le condizioni di lavoro vengano ritenute compromettenti per la salute della donna e del feto che porta in grembo.

Quali sono i requisiti?

È per mezzo della Circolare 69/2016 che l’INPS ha promulgato il criterio mediante cui viene concesso alle donne il congedo da maternità anticipata. Possono usufruire della maternità anticipata tutte le donne che si trovano nello status di lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato, provviste di contratto di lavoro continuativo o di collaborazione occasionale e a progetto. Rientrano tra coloro che possono usufruire del congedo anche le libere professioniste iscritte alla gestione separata.

A chi presentare il certificato?

Le donne che possiedono i requisiti sopraelencati possono inoltrare la richiesta via telematica all’INPS presso l’ASL d’appoggio, da un Contact Center INPS o dai Patronati, solo nel caso in cui le gestanti posseggano il codice PIN dell’INPS. In caso contrario, la richiesta potrebbe essere inoltrata direttamente dallo studio del proprio medico ginecologo, a patto che sia accreditato dal Servizio Sanitario Nazionale. In ogni caso, alla richiesta deve essere allegato un certificato di gravidanza, fornito proprio dal ginecologo, che attesti le complicanze a cui è soggetta la gravidanza a rischio. Questo certificato deve essere rilasciato dal medico entro la fine del settimo mese di gravidanza.

Le agevolazioni

Se l’INPS reputa valida la documentazione fornita dalla donna, quest’ultima ha diritto al congedo di maternità anticipata. Non si tratta semplicemente dell’esenzione dall’attività lavorativa, ma anche della possibilità di ottenere delle retribuzioni e delle esenzioni emanate dal Servizio Sanitario Nazionale, segnalate con il codice M50. Nello specifico, la donna che vive una gravidanza a rischio è esente dal pagamento di tutte le prestazioni che hanno come obiettivo quello di accertare eventuali difetti genetici, specialmente nel caso in cui la storia clinica o familiare della madre mostrasse condizioni di rischio per il feto; è inoltre esente da tutte quelle prestazioni necessarie per il trattamento di malattie che risultino essere un rischio per la donna o per il feto; sono incluse anche le visite specialistiche utili al monitoraggio dell’evoluzione della gravidanza.

Gravidanza a rischio: chi paga?

Oltre alle esenzioni, per le donne che vivono una gravidanza a rischio è prevista una retribuzione pari a quella del congedo di maternità obbligatorio. L’80% di questa retribuzione viene erogato direttamente dall’INPS, mentre il restante 20% può essere erogato dal datore di lavoro. Se il congedo di maternità anticipata viene concesso alla donna per via delle condizioni di lavoro, la retribuzione viene erogata dalla Direzione Provinciale del Lavoro (DPL).

Durante il periodo di congedo, la donna è assolutamente tutelata dalla legge. Non vi è l’obbligo di visita fiscale e neppure quello di reperibilità presso il suo domicilio.

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